La GRANDE DAME di Leonora Carrington (1951) La Dama della Carrington, intrinseca di un lontano retaggio mitologico e onirico, si fa da portavoce di una civiltà a noi perduta e distante non tanto cronologicamente quanto SUN PATHOS. Il surrealismo poetico, con il quale Leonora Carrington ha deciso di narrare le diverse iconografie delle divinità femminili, permette di riconoscere solo determinati simboli e lascia spazio a varie, ma circoscritte interpretazioni; d’altronde ognuno è a conoscenza esclusivamente del proprio mondo onirico. Uova, figure “lupesche” di dee animali, simboli dell’Antico Egitto, simboli celtici e della mitologia messicana, tutto ciò grazie all’artista danno vita ad una spontanea eleganza, ad una sicura regalità, inducendo in soggezione l’osservatore. Questa dea possiede le cavità oculari, ma non ha occhi, non è suo compito guardarci, non deve esplicarsi, ci rende testimoni e ci mostra, lei riflette esclusivamente ed è compito nostro guardarla, osservarla, decodificare la trascendenza del suo messaggio. L’opera surrealista è un tentativo, riuscito, della pittrice di portare la sua arte in tre dimensioni, rendendo la Grande Dame la sua scultura più importante, nonché pietra miliare nella sua produzione artistica. La dualità della vita è narrata mediante la dualità del corpo, nella parte superiore colloca un racconto di genesi, probabilmente del sole e più in generale della vita; nella restante metà anche i colori più cupi ci guidano nella mitologia celtica attraverso una volpe, che era una guida per le anime nell’oltretomba. Nascita e morte, sempre collegate in questa opera, le troviamo anche sul dorso di questa statua, dove una figura di nascita tiene tra le mani una sorta di seme e ai suoi piedi vi è un uovo che è posto da baricentro tra vita e morte, infatti la dea sottostante, che richiama esteriormente la divinità Anubi, riprende il concetto di decadenza e mortalità, ma al medesimo tempo tiene in grembo un bambino per assicurarci che il ciclo continuerà, e per farlo continuare basterà ritornare ad ammirare il ventre della statua, in un racconto uroborico. Nonostante la Carrington ci narri attraverso vari simboli e credenze differenti della vita e della morte, essa non le giudica mai. L’opera ritornata sul mercato dopo più di trenta anni, andrà in asta da Sotheby’s a New York il 18 Novembre 2024. Testo di Nicola Fas